L’Italia è l’unico paese occidentale in cui gli stipendi medi negli ultimi trent’anni sono praticamente rimasti fermi per quanto concerne il potere d’acquisto reale
(vale a dire, al netto dell’inflazione).
Questo crea una serie di conseguenze catastrofiche: fuga di giovani verso l’estero (dove ti pagano tre o quattro volte di più, e in un ambiente più dinamico e competitivo), calo della natalità (con stipendi bassi, non si fanno figli), basso risparmio (se guadagni poco, non puoi risparmiare), pensioni basse domani (se guadagni poco, avrai una pensione più bassa) e maggiori problemi di sostenibilità del sistema pensionistico oggi (le pensioni di oggi sono pagate dai lavoratori di oggi con parte dei loro stipendi), scarsa capacità di attrazione di talenti (nessuno viene a lavorare in un paese dove sei pagato così poco).
Ma soprattutto: in un paese in cui si guadagna mediamente così poco, si è più arrabbiati, e più inclini a credere al primo populista che passa per strada. E ultimamente ne sono passati tanti.
Si tratta quindi forse del principale problema italiano oggi.
Destra e sinistra hanno risposte del tutto inadeguate (anche) a questo problema:
- La sinistra pensa si possa risolvere col salario minimo.
- La destra con il bonus di 100 euro per Natale.
La seconda campagna di Orizzonti Liberali è dedicata a questo: come facciamo a risolvere il problema degli stipendi bassi?
Non sarà una campagna facile: nella politica italiana ultimamente, se un uomo/donna con un ragionamento incontra un uomo/donna con uno slogan, quello col ragionamento è un uomo/donna morto….
Ma ci proviamo lo stesso. Del resto, non abbiamo mai visto uno slogan alzare lo stipendio di nessuno.
Il motivo per cui in Italia gli stipendi sono fermi è semplice: la produttività del lavoro cresce un quarto rispetto alla media europea (e la produttività totale è praticamente al livello in cui era negli Anni 70).
L’unico modo per avere stipendi più alti è un grande Patto per la Produttività tra imprese, sindacati e governo.
- Il governo deve operare alcune detassazioni mirate ma complete: zero tasse sui salari di produttività, sugli aumenti retributivi decisi dalla contrattazione territoriale o aziendale, dimezzamento per cinque anni del carico fiscale per due o più microimprese che si fondono.
- Le imprese devono abbandonare la logica del “piccolo è bello” è accettare la sfida della crescita dimensionale: in un paese in cui la struttura d’impresa è così polverizzata, mediamente non si potranno mai pagare salari alti. Ovviamente il governo deve eliminare (e non aumentare, come è successo in questi anni) gli ostacoli di tutti i tipi alla crescita dimensionale.
- I lavoratori devono accettare che una parte progressivamente maggiore della propria retribuzione sia collegata a obiettivi di produttività (o, nel settore pubblico, di valutazione delle performances).
Più in generale, il sistema economico deve incentivare capitale e lavoro a muoversi verso i settori a più alto valore aggiunto: insomma, un paese di piccolissime imprese che operano in settori tradizionali non potrà mai avere stipendi alti. Neanche se metti il salario minimo o se fai inutili bonus natalizi.